Sul perché in Italia non si fanno le rivoluzioni e sul perché va benissimo così

di Gatto T.

Buongiorno amici, mentre scrivo queste righe, in Francia sta per farsi la storia: migliaia di persone e forse più scenderanno oggi in piazza per protestare contro la proposta di legge francese che istituisce il greenpass.

Si, i gilet gialli, quelli che scendono in piazza da più o meno tre anni, quelli a cui alcuni degli amici mattonisti guardano con simpatia e fiducia, benché non siano riusciti ad ottenere molto, benché Macron stia ancora lì, benché il greenpass al momento ce l’hanno loro e non noi, benché la loro nazionale sia uscita ai quarti, benché il loro modello multietnico eccetera eccetera.

(ndr: queste righe sono state scritte qualche giorno fa, nel momento in cui scrivo questo ndr Macron se l’è fatta sotto e pare abbia ritirato il greenpass)

Comunque, questo mio scritto vuole essere una risposta ad affermazioni GnooOooOOOiste quali:

  • Italiani PECORONI
  • La rivoluzione dappertutto tranne che in Italia. Un popolo di pallonari!

(a questi voglio dire che hanno fatto di più i pallonari per questa nazione in un mesetto scarso che non tutta la politica, l’antipolitica e l’astensionismo degli ultimi 25-30 anni)

  • Dovremmo organizzarci dal basso e scendere in piazza

Purtroppissimo quello che avete in mente voi non si può fare, per una serie di motivi:

  1. Le manifestazioni di piazza sono storicamente legate al PCI e all’extraparlamentarismo di sinistra; ok, durante gli anni di piombo forse scendeva in piazza anche l’estrema destra, ma quel tipo di destra è stata spazzata via. Il berlusconismo ha imposto un nuovo modello di destra, imprenditoriale, cool, dove chi scende in piazza è un comunista con fantasie erotiche verso Rosy Bindi – il prezzo da pagare per aver avuto una destra divertente è la rinuncia ad una destra intelligente, che plasmasse il popolo e lo preparasse alla guerra – e una destra intelligente avrebbe saputo che sarebbe arrivata una guerra, e oggi la guerra è arrivata e la destra è rappresentata da tre volgari influencer. Questa destra, e il suo elettorato, NON POSSONO fare resistenza in piazza.
  2. Chi invece avrebbe la predisposizione politica, ideologica, organizzativa e, perché no, genetica, alla protesta di piazza è la sinistra. Ma la sinistra NON è interessata alla protesta di piazza, perché per loro il sistema del #greenpass è il Sol dell’Avvenire; e questo vale tanto per la sinistra post-fabiana rappresentata dai Renzi, quanto per la sinistra più o meno radicale e discendente da Marx, rappresentata dai Rizzo, dalle Carofalo, e ci butto dentro pure Civati e Schlein per fare numero. A loro tutto questo sta bene perché nel loro delirio da amuchina, il capitalismo l’hanno già sconfitto, ora rimane da detronizzare Dio. E detronizzare Dio significa instaurare una società pienamente scientifica, disumanizzata, priva di passioni; in pratica il comunismo, ma le spese per il ricovero te le paghi tu.
  3. Oggi, 20 luglio 2021 ricorre il ventesimo anniversario della morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda. Non starò qui a fare il pippone su chi aveva ragione, mi limito a dire che se sei favorevole a sparare sul manifestante, non sei il manifestante ideale. “Eeeeh però quello c’aveva l’estintore”. Si, ma quando andrai a manifestare potresti farlo spalla a spalla con uno che avrà l’estintore e il passamontagna. Cosa farai?
  4. Ad oggi una protesta dovrebbe quindi essere organizzata dalla destra e rifiutare (giustamente) ogni tentazione di creare disordini. Sarebbe un raduno di cittadini dal forte senso civico, in mascherina, nel rispetto dei distanziamenti, che sventolano copie della costituzione di fronte al cordone di polizia. Inevitabile che ad un certo punto gli agenti si tolgono il casco per il gran caldo e perché assolutamente rassicurati di avere a che fare con persone innocue, gesto che verrebbe scambiato per solidarietà verso i manifestanti e sottolineato da un applauso.
  5. I paragoni con gli attuali disordini a Cuba sono impropri perché quella è una rivoluzione colorata, mentre noi siamo perlopiù eterosessuali (nulla di male a non esserlo)
  6. E’ vero che hanno ottenuto di più i nostri ristoratori ad aprile con un paio d’ore di protesta davanti a Montecitorio che i gilet gialli in Francia? Probabilmente no, ma i nostri CHAD facendo casino nel pieno rispetto della legalità riuscirono de facto ad ottenere la fine delle zone rosse; se conoscete un altro popolo europeo che abbia costretto il proprio comitato tecnico-scientifico a scendere a patti, fatemelo sapere nei commenti.
  7. Non ho altri punti, ma non mi andava che fossero proprio 6; questo è un punto fittizio.

Qui si chiude la mia breve disamina; non pretendo certo di parlare a nome di tutti, è solo la mia posizione, ma lascio ai miei followers e a chiunque abbia letto queste righe libertà di coscienza, decidete con la vostra testa, se pensate di aderire a qualche manifestazione di protesta io sarò con voi (romanticamente parlando; più probabilmente sarò al bar).

Vi lascio con quello che, in un futuro ipotetico, sarà l’art. 1 della Costituzione 2.0

P.S. Gli errori di sintassi sono voluti.

P.P.S.Questo articolo non conteneva consigli medici. Rivolgetevi al vostro medico per informazioni su Pfizer, Moderna, Astrazeneca e tutti gli altri fantastici prodotti a disposizione negli hub vaccinali!

5 thoughts on “Sul perché in Italia non si fanno le rivoluzioni e sul perché va benissimo così

  1. Soiemia alle stelle e lo screen di uno dei più stantii e peggio riusciti tuit di Ottantaquattro.
    Simpare una napoletana, a questo punto, è il problema minore, per il gatto…

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  2. Grazie Gattino, una martellata sulle palle dei destrimani acritici del ventennio inutile Berluscoso, abbiamo perso troppo tempo dietro alle leggi e alle contro leggi ad personam, intanto la generazione millennial si è involuta in amebe mascherate, le aziende si sono delocalizzate col beneplacito dei sindacati e/o confindustria, mettendo in ginocchio una nazione davanti alle potenze globaliste, elemosinando posti di lavoro a Bezos. Naturalmente la realtà brucia ma Dobbiamo uscire da questa soap opera. A noi sta scegliere gli attori del cambiamento, gente con uno sguardo etico verso la sanità e l’economia. Questo potrebbe portarci a dover riscoprire l’autarchia, ben venga una nuova sfida.

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